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  19 novembre , 2009       redazione       Attualità   
ALTO JONIO- VOGLIAMO L'OSPEDALE

La protesta nero su bianco

 

 

" VOGLIAMO L'OSPEDALE !!!..." QUESTO E' L'URLO.  (ph Salvatore Noia)

 
DOPO LO SCIOPERO GENERALE STILATO UN DOCUMENTO SUL FUTURO DELL’OSPEDALE
 
di FRANCO MAURELLA
 
TREBISACCE - Lo sciopero generale cui hanno preso parte oltre 5 mila persone, non solo avrà un seguito con ulteriori iniziative, ma non è stato fine a se stesso. Conclusa la manifestazione, alla quale hanno aderito i sindaci del comprensorio ed i rappresentanti istituzionali, referenti del territorio, di Provincia e Regione, le associazioni che hanno promosso lo sciopero si sono riunite per stilare un documento con il quale hanno inteso esprimere non solo il dissenso per la chiusura dei reparti del “Chidichimo” e l’insopporta bile lungaggine burocratica che ancora non consente l’avvio dei lavori di ripristino delle sale operatorie secondole prescrizioni dei Nas, ma formulare anche proposte sulla destinazione dell’ospedale  “comprensoriale”di Trebisacce.
Il documento ritiene indispensabile, innanzitutto, la conferma e il rilancio dell’ospedale di Trebisacce per acuti e non. “L’Asp di Cosenza – si legge nel documento -, deve dare immediato corso ai lavori di messa a norma delle sale operatorie secondo le indicazioni dei Nas per come il direttore generale Petramala aveva assunto impegno con i sindaci”.
Ed ancora, considerando per il futuro il nuovo ospedale della sibaritide ed i 350 posti letto assegnati, il documento ritiene “impensabile che possa essere soddisfatto il fabbisogno di posti letto per acuti con i soli 350 disponibili a fronte di una popolazione di circa 180mila utenti”. E’ tale considerazione che induce il documento a chiedere “la garanzia di posti letto adeguati alla popolazione” e ritenere indispensabile la “piena operatività dell’ospedale di Trebisacce”. Dunque, “ripristinare i reparti preesistenti e la piena operatività di tutti i posti letto ed i servizi, accantonando la voglia di fare dell’ospedale di Trebisacce un mero punto di primo intervento”. Messi insieme tali presupposti, la proposta sulla quale, i promotori dello sciopero e di altre prossime iniziative, puntano per il rilancio del “Chidichimo”pre vede “la qualificazione dell’ospedale in tutte le sue articolazioni, ovvero: Medicina con sezione di oncologia; Nefrologia e dialisi; cardiologia e pneumologia; chirurgia; ostetricia e ginecologia; ortopedia di nuova istituzione; rianimazione, nonché tutti i servizi di riferimento, anche attraverso la rapida copertura dei direttori e dirigenti di struttura”. Solo così l’ospedale di Trebisacce potrebbe diventare un polo di attrazione.
Una visione ottimale dell’assistenza sanitaria anche se può apparire utopistica. Certo è che se è ancora vero che il popolo è sovrano e che la volontà popolare coincide con quella istituzionale della Conferenza dei sindaci, allora bisogna attendersi almeno il ripristino dei reparti chiusi. La gente è stanca ed è disposta ad ogni forma di protesta per difendere l’ospedale. Non sembri solo provocatoria l’idea di un referendum per annettere l’Alto Jonio alla Basilicata. Non si sottovaluti la proposta di restituire i certificati elettorali e non votare per le regionali. Non si prendano sotto gamba le minacce dei sindaci di rassegnare
i mandati.
 
 ( FRANCO MAURELLA- IL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA)

 


 

Grande manifestazione di piazza per salvare l'Ospedale di Trebisacce
 
 

Le prove generali per iniziative di lotta più decise ed incisive, pronte a scattare se le cose per l’ospedale si dovessero mettere male. Questa è stata la grande manifestazione di piazza organizzata ieri nella cittadina jonica da oltre 20 associazioni di volontariato operanti nel sociale e nell’ambito culturale e assistenziale per protestare contro il subdolo, ma sempre più scoperto, disegno di depotenziare il “Chidichimo” per decretarne nei fatti la chiusura. E all’appello delle Associazioni hanno risposto veramente tutti, tanto che è stata superata ogni più rosea previsione di partecipazione, dando netta la sensazione che le popolazioni dell’Alto Jonio e di Cassano, se opportunamente motivate, sono pronte alla mobilitazione generale in difesa di un ospedale che viene considerato come una propria conquista civile e sociale e come un diritto sacrosanto che qualcuno vorrebbe scippare. Saracinesche abbassate, strade e piazze invase da migliaia di persone: studenti di ogni ordine e grado che hanno partecipato con quell’entusiasmo di cui i giovani sono portatori, centinaia di amministratori di tutto l’Alto Jonio e i 17 sindaci del comprensorio più che mai compatti, con tanto di fascia tricolore e preceduti dai gonfaloni comunali, esponenti politici della zona, tra cui Franco Pacenza e Mario Franchino del PD, i consiglieri provinciali Mario Melfi, Franco Mundo e Peppe Ranù, tutte le associazioni di volontariato con i loro vessilli, gli operatori sanitari liberi dal servizio, più che mai uniti e decisi e soprattutto una moltitudibne di cittadini comuni che hanno deciso di partecipare per testimoniare con la presenza il senso civico e la preoccupazione per le sorti dell’ospedale. E’ stata comunque una manifestazione civile, democratica e composta, ben controllata dal forte dispiegamento di forze dell’ordine, tra cui molti vigili urbani venuti dagli altri paesi del comprensorio. Una manifestazione che, sebbene ce ne fossero tutti i motivi, non è mai andata oltre le righe sfociando in comportamenti isterici o in episodi di intolleranza. Il corteo è partito puntuale all’ora stabilita dal piazzale della stazione, è sfilato per le vie cittadine ingrossando sempre più le sue fila, facendo tappa obbligata all’ospedale e sfociando alla fine nella grande e bella piazza della Repubblica dove si sono alternate le voci degli studenti, delle associazioni e delle istituzioni. Tutti hanno gridato la loro rabbia per il sistematico saccheggio a cui è sottoposto l’Alto Jonio e la loro preoccupazione per il destino dell’Ospedale. L’inizio dei lavori per ripristinare la sala operatoria, è stato sottolineato da tutti, fa ben sperare solo i più creduloni, ma c’è il fondato sospetto che sia solo uno specchietto per le allodole, perché nel frattempo l’ospedale viene sottoposto ad una razzìa quotidiana di uomini e mezzi e tutto questo non lascia tranquillo nessuno. Da qui l’impegno, sottoscritto da tutti, di rimanere vigili e pronti alla mobilitazione generale.

      ( Pino La Rocca)