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  19 luglio , 2009       redazione       Attualità   

Scritto da Pino La Rocca

TREBISACCE. “Chiudere l’Ospedale in un momento come questo equivale ad un gesto folle e discriminatorio, nei confronti del quale qualcuno dovrà assumersi le proprie responsabilità e, se è il caso, risponderne anche davanti al giudice”.

Non è per niente tenera la reazione del sindaco di Trebisacce Mariano Bianchi che esordisce così alla notizia della chiusura di alcuni reparti dell’ospedale di Trebisacce, ricordando peraltro il proprio impegno a favore della struttura ospedaliera che lo ha portato al gesto eclatante di incatenarsi davanti all’Ospedale, insieme a tutti i sindaci del Comprensorio, per scongiurare allora la chiusura di Ostetricia e Ginecologia. Ipotesi poi rientrata, anche oggi si ripresenta sotto altra forma ma nella stessa sostanza.

“Oggi – continua il primo cittadino parlando al telefono da Cosenza dove si è subito recato dopo aver appreso la ferale notizia – di un evento largamente annunciato che fa seguito ad una serie interminabile di inadempienze che noi abbiamo cercato in tutti i modi di scongiurare. Abbiamo grande rispetto per l’operato delle forze dell’Ordine e proprio per questo - continua Bianchi - non dubitiamo che le anomalie riscontrate esistano davvero, ma proprio per questo siamo più che mai determinati a far emergere le responsabilità da parte di chi non ha vigilato e di chi non ha provveduto con atti amministrativi concreti ad evitare il decadimento strutturale del nostro Ospedale”.

Bianchi poi aggiunge che d’ora in poi la difesa dell’ospedale lo vedrà impegnato in prima persona in difesa dell’Ospedale e annuncia quindi che è sua intenzione già da domani coinvolgere tutti i 16 sindaci del Comprensorio per concordare con loro tutte le iniziative da adottare in difesa dell’Ospedale ed a convocare a breve un Consiglio Comunale congiunto di tutti i comuni dell’Alto Jonio per protestare contro una decisone ritenuta assurda e scellerata.

Altra energica presa di posizione si registra da parte del Comitato pro-Ospedale il cui portavoce, parlando di “evento annunciato” si esprime in questi termini: “Da tempo registravamo segnali preoccupanti sul destino del nostro Ospedale. Uno di questi – è il pensiero condiviso del Comitato - è stato il rifiuto a concedere la deroga al Primario Cappa. Si è accampato un pretesto per perseguire il disegno di chiudere l’Ospedale.

A che serve - si chiedono quelli del Comitato – tenere aperti due ospedali foto-copia a 10 Km. di distanza l’uno dall’altro e chiudere un ospedale di confine come quello di Trebisacce capace di drenare la migrazione sanitaria verso la Basilicata e la Puglia?”. Se Petramala ci tiene, come dice, al nostro Ospedale, faccia in modo di metterlo a norma in tre mesi. Solo allora potrà essere credibile”.

Un’altra stoccata arriva da Cittadinanza Attiva che insorge a difesa dell’ospedale precisando che i Nas sono stati più volte a Trebisacce e non hanno mai riscontrato anomalie tanto gravi da determinare la chiusura dei Reparti e ricordando la triste realtà che “ora un paziente di Nocara dovrà percorrere 100 Km. di strade tortuose e disagiate per raggiungere il più vicino ospedale pubblico. Si tratta come si vede di una situazione indegna di un paese civile come l’Italia”.

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Trebisacce/ Chiuso dai NAS l’Ospedale Civile: sconcerto e rabbia nelle popolazioni dell’Alto Jonio che pensano ad un evento annunciato e a lungo temuto
Scritto da Pino La Rocca

TREBISACCE. A seguito di una ispezione dei NAS avvenuta negli ultimi giorni ed al riscontro di una situazione igienico-strutturale compromessa, la direzione generale dell’azienda sanitaria provinciale di Cosenza ha disposto la chiusura dei Reparti di Chirurgia Generale, di Ostetricia e Ginecologia e di tutto il Blocco Operatorio dell’Ospedale Civile di Trebisacce.

Si può quindi parlare di “chiusura” dell’Ospedale perché il nosocomio è stato praticamente “decapitato” delle sue strutture portanti, quelle cioè che, insieme all’Utic, consentono al presidio ospedaliero di mantenere le caratteristiche di ospedale “per acuti” e ne giustificano quindi la stessa sopravvivenza.

I Carabinieri, nel corso della meticolosa ispezione avrebbero riscontrato gravissime carenze igieniche e strutturali, con sale operatorie non a norma, apparecchiature mai revisionate, infiltrazioni di acqua, tubi arrugginiti e fili elettrici volanti. Anche l’obitorio sarebbe risultato in condizioni compromesse ed impraticabili.

Il condizionale in questo caso è d’obbligo perché le perizie depositate dai Crabinieri del Nas sono secretate e coperte quindi dal più stretto riserbo. Sono state notificate solo ai vertici aziendali che hanno di conseguenza adottato e notificato al personale sanitario la Delibera n. 2.733 di chiusura dei suddetti Reparti, senza poter divulgare l’effettiva consistenza delle irregolarità.

Delusione e sconcerto nelle popolazioni dell’Alto Jonio che a lungo hanno temuto che questo evento si verificasse e dure prese di posizione del sindaco di Trebisacce Mariano Bianchi e di tutti i sindaci dell’Alto Jonio che molto spesso hanno dovuto fare quadrato attorno ad un Ospedale sul quale da tempo incombeva una morte quasi annunciata.

La decisione è stata adottata dai vertici aziendali a seguito di un’informativa dei Nas di Cosenza che hanno operato sotto le direttive del comandante nazionale del nucleo operativo Gen. Cosimo Piccinini e del responsabile per il meridione Col. Ernesto Di Gregorio ed hanno ispezionato il nosocomio nei giorni scorsi.

La Delibera dei vertici aziendali n. 2733 del 14 luglio 2009, che porta la firma del Direttore Generale Petramala, del Direttore Sanitario Carino e del Dirigente della rete ospedaliera dell’Asp Scalzo, per la verità parla di chiusura temporanea di questi Reparti, ma c’è chi teme che si tratti in realtà dell’anticamera della chiusura definitiva di un Ospedale che ha vissuto un’esistenza sempre tribolata e sempre a rischio.

La messa a norma dei Reparti e l’adeguamento alla normativa europea, con i tempi che corrono e con la complessità delle procedure, richiede infatti tempi lunghi e risorse ingenti. Risorse che qualcuno doveva prevedere e porre e in agenda e che, secondo i più critici, si è invece guardato bene dal farlo, confidando forse in un evento come quello che si è verificato ieri.

Ora si prospetta il trasferimento coatto dei malati in altre strutture sanitarie e per gli utenti dell’Alto Jonio potrebbe riprendere il mesto rito dei viaggi della salute.

Progettato circa 50 anni orsono, aperto a furor di popolo da circa 25 anni, tradito e svenduto per l’inerzia di una classe politica strabica, l’Ospedale di Trebisacce conosce così la pagina più nera della sua storia.



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Sanità, chiusi alcuni reparti all'ospedale di Trebisacce
chiusura riguarda i reparti di chirurgia generale, ginecologia, ostetricia e tutto il blocco operatorio
Sanità, chiusi alcuni reparti all'ospedale di Trebisacce 15/07/2009 La direzione generale dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza ha disposto la chiusura di alcuni reparti dell’Ospedale civile di Trebisacce e di tutto il blocco operatorio.
La decisione è stata presa dal direttore generale Franco Petramala a seguito di un’informativa dei Nas di Cosenza che sotto le direttive del comandante nazionale del nucleo gen. Cosimo Piccinni e del responsabile per il meridione col. Ernesto Di Gregorio hanno ispezionato il nosocomio.
I carabinieri, nel corso dell’ispezione, hanno riscontrato gravissime carenze igieniche e strutturali con sale operatorie non a norma, apparecchiature mai revisionate, fili elettrici volanti.
Persino l’obitorio è risultato in condizioni impraticabili. La chiusura riguarda i reparti di chirurgia generale, ginecologia, ostetricia e tutto il blocco operatorio.