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  10 aprile , 2007       piero.devita       La nostra storia   
Trebisacce: miracolo di S. Francesco di Paola


MIRACOLO DI  S. FRANCESCO DI PAOLA A GREGORIO DI TREBISACCE

di

PIERO DE VITA

 

 

1. La straordinaria figura di S. Francesco di Paola e la sua opera taumaturgica hanno consegnato, alla storia di Trebisacce, una bellissima testimonianza: il miracolo-guarigione ad un giovane trebisaccese. Siamo verso la metà del Quattrocento. Raccontiamo, in questa sede, quell’evento, tuttora poco conosciuto dalla comunità locale, passato sotto voce anche in questo periodo di celebrazioni del V Centenario della morte, di recupero di fatti, prove, documenti, riguardanti la vita e la santità del Grande Calabrese. Appena laureato m’imbattei in questa storia, grazie al Prof. John Trumper, docente Unical, linguista di fama europea e grande studioso dei dialetti calabresi. L’Ordine dei Minimi incaricò il Prof. Trumper di svolgere uno studio scientifico sugli aspetti linguistici degli atti del Processus Calabricus.

Nel corso del lavoro, emerse che il Teste 6, tal Angelus Stamellus “vidit quondam Fratrem Gregorium, de oppido Nibizacci (terra di Trebisacce- nda-), fuisse hidropicum longo tempore, et accessiti ad B. Franciscum et sanatus est: qui subito induit se habitu Religionis. Fu per me una scoperta, un momento di orgoglio e di gioiosa curiosità: la notizia meritava ulteriori approfondimenti.

L’interessante episodio è ampiamente analizzato e contestualizzato nel libro su Trebisacce, dal nostro apprezzato storico, Prof. Giovanni Laviola [1], il quale sostiene che :«la data più approssimativa per il miracolo può essere fissata intorno al 1460». Suddetta data si lega alla presenza del Santo a Spezzano Grande [2], oggi Spezzano Sila, nel corso dell’avvio dei lavori di costruzione del Convento.

 

2. A Trebisacce viveva un giovane di buona famiglia [3], di nome Gregorio. Il giovane trebisaccese era affetto da una gravissima forma di malattia, che va sotto il nome di idropsia. Nonostante le intense e continue cure mediche, il desiderio di guarigione si affievoliva giorno dopo giorno. Quel gonfiore inspiegabile e inguaribile che prendeva il volto, le mani, le gambe e il ventre, lo avrebbe portato sicuramente alla morte. L’idropsia, dunque, devastava il corpo di Gregorio e ne condizionava profondamente la gioia di vivere. Solo un miracolo avrebbe potuto salvarlo. Solo un miracolo avrebbe potuto restituirgli quella felicità giovanile ormai smarrita. Intanto, le notizie delle belle imprese del Frate paolano, simbolo d’amore e di carità,  avevano ormai varcato i confini della Calabria e del Regno di Napoli. La sua gloria e la sua popolarità erano note anche a Trebisacce. Per il nostro Gregorio, perciò, l’incontro con il frate restava la sua ultima speranza. Si recò a Spezzano a chiedere l’agognata guarigione. Nei pressi del convento vi era una moltitudine di fedeli che ascoltava il Santo e alla vista di quel giovane affranto, malridotto, grosso, impacciato nei movimenti, ebbero tutti compassione. Quando fu al cospetto del Santo, il giovane trebisaccese, disperato, si avvicinò, si inginocchiò e lo invocò, con espressioni che toccarono il cuore di tutti i presenti.

 

3. Riportiamo, dal testo di Isidoro Toscano, tra i biografi di San Francesco, l’avvenimento e il dialogo tra i due. Con queste commoventi parole, il nostro Gregorio supplicò il Santo:  « O benignissimo Padre, che tanti e sì stupendi miracoli operate per la salute, di chi a Voi ricorre, aiutate ancor me, che in Voi ripongo ogni speranza e prometto impiegare la mia vita nel servizio di Dio, nella vostra Religione, guarito che io sia» [4]. I fedeli implorarono il Santo di guarire l’infelice giovane.

 

Allora il frate innalzò la sua preghiera a Dio, e con voce ferma pronunciò: «  Benignissimo Salvatore, mio unico rifugio, questa vostra infelice creatura, già ridotta all’estremo senza rimedio temporale, altro non domanda che la salute, per impiegarla al vostro servigio, però vi priego, per il vostro santo amore, che il vogliate sanare, come quell’idropico, con dargli la vostra sacrosanta mano, e concedere a me di farlo a nome tuo, per maggior gloria del vostro santo nome».

Dette queste parole condusse a sé Gregorio; congiunse le sue mani a quelle del supplicante e dopo il segno della croce, il giovane emise dalla bocca tantissima “acqua putrida mischiata di cattivi umori”. In breve tempo rimase sgonfio ed asciutto fino a riacquistare il colorito naturale. Gregorio è finalmente  guarito dall’idropsia. Tutti si meravigliarono perché non potevano spiegarsi come “un corpo umano potesse vivere un solo giorno con sì gran male senza crepare” [5]. Il miracolo è compiuto.

Gregorio si buttò ai piedi del Santo per ringraziarlo e nell’atto di baciarlo il frate lo fermò e, rivolgendosi alla folla, così parlò: In carità, fratelli, guardatevi dall’idropsia dell’anima, la quale genera peggiori humori; e senza la grazia di Gesù Benedetto, è impossibile sanarsi”. Quindi raccomandò Gregorio:” …E tu, Gregorio Figliuolo mio, non ti dimenticare della grazia ricevuta”. Tornato alla gioia della vita, così rispose il giovane miracolato:” Non lo farò per certo, buon Padre, perché da quell’istante che per i vostri meriti Iddio mi concedette la salute tanto miracolosa, determinai dentro il mio cuore di ricevere il vostro santo abito, per vivere e morire nel suo santo servizio, e vostro ancora”

Domandò al Santo di poter entrare nella grande famiglia francescana per seguire le sue orme e i suoi insegnamenti . San Francesco lo accolse con gioia e da novizio, il giovane miracolato iniziò il suo cammino al servizio del Signore. In altri scritti, come quello di Lucas Montoja [6], si racconta che San Francesco ebbe Gregorio tra i frati più cari, ligio all’obbedienza, rigoroso nell’attuare i precetti e attivo in opere di bene. Il frate di Trebisacce onorò degnamente la chiamata del Signore, la “divina vocazione”, che lo ispirò per tutta la vita terrena.

 

4. Abbiamo voluto raccontare la storia del nostro concittadino: a) per recuperare alla memoria collettiva un pezzo della nostra storia; b) per far conoscere la vicenda di Gregorio di Trebisacce, divenuto frate, apprezzato e amato dallo stesso S.Francesco di Paola; c) per sensibilizzare i nostri concittadini ad impossessarsi  della proprie vicende storiche e di quelle belle figure di religiosi che, nei secoli, hanno dato tanto alla Chiesa e agli ordini religiosi, non ultimo P. Bernardino Maria De Vita, dell’Ordine dei Frati Minori ad Assisi. Nell’ambito delle Celebrazioni del V Centenario della morte del Santo, organizzate a Trebisacce non potevamo certo trascurare un fatto cosi bello e importante, una traccia significativa che richiama il legame e la devozione della nostra cittadina al Santo, tanto amato e venerato in tutto il mondo.

 

Trebisacce, 9-04-2007                                                           Prof. Piero De Vita

 

 

 

 

 

                                                                     



[1] Vedi Laviola Giovanni, Trebisacce:Storia-Cronaca-Cultura, Trebisacce, 1992, pp.75-77.

[2] Molte notizie, spesso approssimative e non verificate, diffuse in questo periodo di Celebrazioni, fanno risalire la presenza del Santo a Spezzano in momenti diversi: taluni indicano il 1456, altri il 1474.

[3] Ignoriamo il casato.

[4] Questo passaggio è riportato in: Isidoro Toscano, Della virtù, miracoli ed Istituto di S.Francesco di Paola, fondatore dell’Ordine dei Minimi, Roma, 1658, pp.217-218.

[5] Ibidem

[6] Lucas Montoja, Cronica general de la Orden de los Minimos de S.Francisco de Paola, Madrid, 1619.