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  17 ottobre , 2011       piero.devita       Cultura   
BROGLIO 2011- CAVALLINI E FORNO
CAVALLI E CARRETTI  NEL MONDO DEGLI ANTICHI ENOTRI





di Franco MAURELLA





Le attestazioni di figurine di cavalli in ceramica figulina dipinta, per come evidenziato dall’archeologo Alessandro Vanzetti, sono numerose all'interno del mondo degli antichi Enotri, ma ancor più nella Piana di Sibari, dove ne abbiamo a Amendolara, Broglio, Torre del Mordillo e ora anche non lontano da Francavilla Marittima (rinvenimento dell'Università di Groningen). Sempre dall'area enotria, possiamo ricordare la coppia di cavallini da una tomba di S.Maria d'Anglona, o un singolo animale con in groppa una grossa giara, da una tomba tarda (VI sec. a.C.) da Guardia Perticara. Questa diffusione e lunga persistenza del modello, per circa 5 secoli, dall'XI al VI secolo a.C. dimostra l'importanza dei cavalli per gli Enotri, e in particolare forse l'importanza nella Piana di Sibari, ancor prima dell'arrivo dei Greci. Secondo un apparente paradosso, gli ossi di cavallo ritrovati durante gli scavi nei villaggi enotri di Broglio di Trebisacce e di Torre del Mordillo, vicino Spezzano Albanese, sono rari e, nel caso di Broglio, potrebbero essere in parte da attribuire all'asino. Il paradosso però è forse solo apparente, perché è possibile che il cavallo, proprio perché si trattava di un animale assai pregiato, non fosse macellato per produrre cibo: se questo fosse il caso, comparirebbe raramente mischiato ai resti di pasto che si ritrovano negli scarichi. In ogni modo, i resti di equidi nei siti enotri ricordati si datano esattamente allo stesso periodo cui risalgono le statuine in ceramica: all'età del bronzo finale (1.150 - 950 ca. a.C.). Di seguito, il professore Vanzetti si è soffermato sull'importanza del carro e del cavallo nell'antichità. Il cavallo si diffonde, a partire dalle steppe euroasiatiche dall'Ucraina al Turkmenistan attuali, già nel corso del IV millennio a.C., raggiungendo precocemente anche l'Italia; il carro a due ruote -un carro soprattutto da guerra- si diffonde invece nel corso del II millennio a.C., sempre a partire dalle steppe, fino a comparire in Egitto intorno al 1.600 a.C. e in Italia probabilmente non più di 200 anni dopo. Si tratta quindi di un'acquisizione relativamente recente, diffusasi con la rapidità che solo le innovazioni rivoluzionarie riescono ad avere. Nel mondo miceneo compaiono statuine di cavalli e carretti, spesso fusi in una rappresentazione unificata, con il cassone del carretto che insiste direttamente sui posteriori dei cavalli; sarà poi il mondo cipriota a sviluppare una particolare affezione per i cavalli e i carri (e anche per i cavalli montati da un singolo cavaliere): proprio a Cipro si dovrà inoltre il mantenimento delle rotte commerciali mediterranee durante l'età del bronzo finale, quelle stesse rotte commerciali lungo le quali si diffuse la lavorazione del ferro, attestata a Broglio in epoca molto antica, intorno al 1.000 a.C. Un confronto abbastanza buono per i cavalli di Broglio viene proprio da un importante porto che faceva parte delle reti commerciali mediterranee, il sito di Kommòs nella Creta meridionale. In ogni modo, cavalli così naturalistici e cassoni di carro tanto accurati nelle riproduzioni sono praticamente ignoti in Italia e in ambito mediterraneo, attestando le capacità plastiche e rappresentative degli antichi abitatori della Calabria. Quanto al senso di queste statuine montate su ruote, un'interpretazione come riproduzioni dei carri del sole appare difficile, mentre desta senz'altro interesse il fatto che cavallini su ruote ricorrano in tombe; in Italia meridionale spesso accanto a deposizioni infantili; in Italia centrale invece nelle sepolture dei più importanti membri dell'aristocrazia gentilizia. Perciò si oscilla sempre e continuamente tra l'ipotesi che siano giocattoli e quella che siano oggetti di culto o simboli di potere. Le rappresentazioni di Broglio, stilisticamente assai significative e trovate concentrate in un'area dello scavo, fanno propendere per la lettura come elementi simbolici o del culto, ma sembrano rinviare a un significato celebrativo dell'elemento bellico presente all'interno della società.
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